Archivi tag: Donna
Io vivrò tutti i doni.
Il perdono della gatta (buona sia la tua notte).
Adesso lascio
Che tutte le parole buone vincano
Sulle ombre cattive della memoria.
Adesso lascio
Che la vita continui oltre te,
E non ti blocco nei miei pensieri.
Adesso lascio languire
Affamato, ogni dolore, fino a che non muoia.
Adesso lascio gioire la mia anima
Di una ritrovata libertà.
Adesso vedo il tuo giudizio piccolo ed inutile,
Rispondo alle tue rigidità con la mia soffice tenerezza,
Entrambi nasciamo da un dolore, e vedo in te le conseguenze
Del non conoscere l’Amore.
Adesso accolgo in me che scelgo di perdonarti
Adesso accolgo in me che posso non pensarti.
Adesso ti saluto, mi congedo, buona sia la tua notte.
E la gatta amorosa volò via, per mille altre avventure,
Prima di tutto andò a cantare alle nuvole notturne, flessuosa di gratitudine,
Poi alla luce calda dei suoi amici lupi.
E tu non puoi seguirla.
Dalla mia piccolezza.
L’acqua scorre.
L’acqua scorre, come il vento oltrepassa,
Accarezza,
I miei capelli grondano necessità
Nella mano lavano
Lacrime.
L’acqua scorre
Fianchi e schiena, ventre e viso mio
Sorrido e tremo,
Ascolto lo scroscio
Del tempo.
L’acqua scorre e respiro ancora,
E dico eccomi,
Eccomi, vita,
Sappi che non rinuncerò
all’imperfezione.
A quello che mi ha chiesto la via.
Oh, vorrei avere il potere sciamanico di mille donne furiose
Tigri o leonesse a cui sfiorano i piccoli, vorrei
Abbattermi con la forza di un diluvio e terrorizzare,
Ridurre all’umiliazione l’uomo che mi ha chiesto la via,
Vorrei scatenare tutte le mie magie, costruirgli intorno
Stretti muri spinati, ammalarlo, fare che mi supplichi,
Che, annientato, ritorni come larva strisciando
Tra l’erba, tra lo scalpiccio frenetico dei cani che corrono,
Schiacciato, mentre io sorrido, io leonessa e tigre,
E poi stendo la mano, e lo perdono.
Gli concedo di vivere, mentre lui fuggendo abbandona
Quello che mi aveva rubato
Senza ancora sapere chi fossi.
Perseguitato da se stesso, nonostante la mia grazia,
Vestirsi di stracci e non dormire mai più,
Per paura del buio, quando appare la luna.
Non così è la realtà,
E io si, sono una tigre e una leonessa,
Ma nel mondo che respiro.
La mia magia è fidarmi, ricominciare,
Alzarmi, credere, sorridere, cantare, fare musica e poesia,
Pregare, avere amici, baciare il mio sposo,
Accarezzare mia figlia,
Giocare con i miei gatti,
Essere povera di soldi e ricca di amore,
Risparmiare l’insulso dalla mia vendetta,
Opporgli il bene.
La mia promessa della vita:
And death shall have no dominion,
Due macchie rosse.
Due rose rosse nella pioggia,Buttate per terra, vicino all’asfalto scavato
E al fango
Di un mattino di ottobre.
Due rose abbandonate,
Troppo intrise d’acqua per poterle raccogliere.
Le ho tenute in mano un momento, senza aprire l’ombrello
E le ho appoggiate al muro,
Salutandole.
Non so se era un segno, una firma,
La mia preghiera esaudita.
Può anche darsi siano semplicemente una tenerezza gratuita,
Una carezza, una voce che dice: aspetta ancora con pazienza,
Non certo un caso.
Se anche le due rose fossero state sbattute a terra, rifiuto di un amore
Finito,
Poi hanno sopportato umilmente, pioggia e freddo,
Per augurare a tutti quelli che oggi le hanno viste
Macchie rosse di speranza.
Piccole poesie preghiere dedicate alla gratitudine.
Piccole poesie preghierededicate alla gratitudine.
Adesso
Che dovrei star ferma,
Seria,
Senza respirare,
Sorrido e prendo fiato
Per cantare.
La gratitudine
Comincia prima
Del miracolo.
Puoi confondere il ringraziare
Con l’amore?
Sì, sono sul serio
La stessa
persona.
Io prego, tu non mi rispondi, e io ti ringrazio?
Sono una folle artista, e tu
Sei fortunato
Che non mi piace restare triste
Così a lungo.
Però come vuoi tu
In fondo, è bello.
Danzo, a mani tese,
Canto e cerco acqua fresca
Con le labbra.
(Grazie allo studio Ghibli per l’immagine, tratta dal film La città incantata)
Neon
Sei come la luce che sfiora la tenda della mia finestra, stanotte. Non viene dalla luna, ma dall’insegna del supermercato perennemente accesa, sotto casa. Sei così, rassicurante, ma per finta, basterebbe un black out per eliminarti. Eppure, temo il buio.
Se mi alzo velocemente, scuoto la testa e sento i miei capelli svolazzarmi intorno al viso e al collo. Ora, se chiudo la saracinesca, la tua luce al neon non mi colpirà più, e io sarò al buio ma sarò pura, sarò salva. Potrei anche chiudere gli occhi e pretendere di dimenticare che stai continuando ad illuminare la mia stanza.
Potrei, ma non voglio fare finta. Tu ci sei, sei il dolore, la finzione, la spesa, il richiamo del vuoto da riempire di cose. Devo fare i conti con te.
Finisco l’ultima valigia mettendo dentro due soprammobili di poco valore, potrebbero essere dei ricordi, sostengo a me stessa, cercando di convincermi.
Domani parto. Vado via da questa casa. Non vedrò più questa luce, e questi soprammobili non mi servono. Li lascio sul comodino, li butto nel cestino.
A che età si riesce a dire addio all’alone ceruleo di un padre addestrato dalla vita a procurare dolore? Adesso.
Avrò il coraggio di amare e di allargare il mio amore. Avrò l’eleganza di non essere possessiva, gelosa, delusa prima di salutare, sconfitta prima di iniziare a correre.
Illuminerai ancora questa stanza, quando io sarò partita? Forse ero solo io a vedere questa luce come fossi tu. Il prossimo inquilino abbasserà la saracinesca e penserà di non aver previsto che la luce dell’insegna del supermercato disturbasse così tanto l’oscurità notturna.
Non sarai più così importante.
(L’amore nonostante mi servirà ad amare, riuscirò a trovare ricordi buoni, il perdono mi darà il coraggio di chiudere usata porta definitivamente, domattina.)
La guarigione.
“Le nuvole venivano trascinate via dal vento con una forza incredibile. In questo mondo non c’è posto per le cose tristi. Nessun posto.”Banana Yashimoto, “Kitchen”
È così, ritorna l’allegria anche dopo una giornata
Di verità e dolore.
Le ferite si richiudono, le cicatrici fanno il solletico,
Ma solo per poco, poi diventeranno
Solo segni, insensibili al tatto.
Nei colori di un fiore ho visto qualcosa di nuovo,
Aspettavo di vederlo!
Un’amica mi ha dato una mano.
Perché è così, ieri era una spessa tenda nera, poi d’improvviso
Si apre una finestra, entra il sole,
Ancora qualche giorno,
Ancora qualche giorno per la guarigione.